L’ECOLOGIA PROFONDA

    Ass. socio-culturale SINTESI AZZURRA                           Ass. socio-culturale ISOLA DELLA CRETA

FESTIVAL DI ECOLOGIA PROFONDA

dall’EGO all’ECO – VEDERE-COMPRENDERE-AGIRE

11 – 13 Ottobre 2013

Centro Montagnola di Sopra- Parco della Chiusa (ex Talon), Casalecchio di Reno (BO)

PREMESSA

“L’ecologia profonda è radicalmente tradizionale dal momento che collega una corrente antichissima di minoranze religiose e filosofiche dell’Europa occidentale, del Nordamerica e dell’Oriente e ha anche forti legami con molte posizioni filosofiche e religiose dei popoli nativi (compresi gli indiani d’America). In un certo senso essa può essere considerata come la saggezza che conserva il ricordo di ciò che gli uomini sapevano un tempo” (Devall & Sessions, 1989).

L’ Ecologia Profonda è un pensiero che scardina il concetto di supremazia dell’uomo su tutte le altre forme di vita. Essa riconduce ogni elemento del cosmo al suo ordine naturale, negando la costruzione gerarchica che vede l’uomo alle redini del mondo. La prospettiva ecosofica si esprime attraverso  l’etica ambientale che si distingue dall’ecologia classica restituendo ad ogni specie, sistema e processo il proprio valore intrinseco.

IL MANIFESTO

  1. Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse (in altre parole: hanno un valore intrinseco o inerente). Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo.
  2. La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé.
  3. Gli uomini non hanno alcun diritto di impoverire questa ricchezza e diversità a meno che non debbano soddisfare esigenze vitali.
  4. La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione.
  5. L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta peggiorando progressivamente.
  6. Di conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate. Queste scelte influenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali. Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale.
  7. Il mutamento ideologico consiste principalmente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitativamente e ciò che lo è quantitativamente.
  8. Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a tentare di attuare i cambiamenti necessari.
 (Bill Devall e George Sessions, Ecologia Profonda. Vivere come se la Natura fosse Importante, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1989, p. 78)

APPROFONDIMENTI

Ecologia Profonda- (dal sito www.ecologiaprofonda.com)

Il pensiero dell’ecologia profonda focalizza, più di ogni altro, il valore in sé della natura e il valore globale di tutte le cose anche perché “l’imprecisione sulla ‘origine’ dell’ecologia profonda è poca cosa rispetto ai giudizi sommari, denigratori, ironici che si leggono assai spesso sulla stampa di largo consumo”(Salio, 1994). L’iniziatore esplicito di questa visione della realtà naturale e vitale è il filosofo norvegese Arne Naess che nel corso degli anni settanta tramite uno specifico e rivoluzionario articolo distinse categoricamente l’ecologia in superficiale (Shallow ecology) e in profonda (Deep ecology). L’ecologia profonda, come è implicito nella sua stessa definizione letterale, va ben oltre l’analisi superficiale e asettica dei problemi ambientali propria della scienza ecologica classica, manifestando, al contrario, solo una visione completa e totalizzante del mondo. “Si tratta dell’idea che non possiamo operare alcuna scissione ontologica netta nel campo dell’esistenza: che non c’è alcuna biforcazione nella realtà fra l’uomo e i regni non umani…. nel momento in cui percepiamo dei confini, la nostra consapevolezza ecologica profonda viene meno” (Fox, 1983 in Devall & Sessions, 1989). Tuttavia l’essenza dell’ecologia profonda è ben antecedente alle idee di Arne Naess in quanto già nelle epoche storiche remote (cultura indiana, animista, ecc.) si sono evidenziati atteggiamenti mentali e pratici unificatori dove ogni elemento aveva valore in sé ed era universale. “Sono una pietra, ho visto vivere e morire, ho provato felicità, pene ed affanni: vivo la vita della roccia. Sono parte della Madre Terra, sento il suo cuore battere sul mio, sento il suo dolore, la sua felicità: vivo la vita della roccia. Sono una parte del Grande Mistero, ho sentito il suo lutto, ho sentito la sua saggezza, ho visto le sue creature che mi sono sorelle: gli animali, gli uccelli, le acque e i venti sussuranti, gli alberi e tutto quanto è in terra e ogni cosa nell’universo” (Preghiera Hopi).

Mentre l’ecologia superficiale si può considerare prevalentemente ispirata a un’etica del valore strumentale, seppure intesa in chiave ‘riformista’ (conservazione e preservazione) e non di puro e semplice sfruttamento, l’ecologia profonda sostiene tesi del valore intrinseco degli oggetti naturali” (Salio, 1989). Ottima anche la definizione del termine fatta da Capra (1997): “L’ecologia superficiale è antropocentrica, cioè incentrata sull’uomo. Essa considera gli esseri umani al di sopra o al di fuori della Natura, come fonte di tutti i valori, e assegna alla Natura soltanto un valore strumentale, o di ‘utilizzo’. L’ecologia profonda non separa gli esseri umani – né ogni altra cosa – dall’ambiente naturale. Essa non vede il mondo come una serie di oggetti separati, ma come una rete di fenomeni che sono fondamentalmente interconnessi e interdipendenti. L’ecologia profonda riconosce il valore intrinseco di tutti gli esseri viventi e considera gli esseri umani semplicemente come un filo particolare nella trama della vita”. Naess dichiara che “l’essenza dell’ecologia profonda sta nel porsi domande più radicali”, cioè nel porsi domande che mettono in discussione le certezze “superficiali” della nostra concezione del mondo, concezione che vede l’uomo protagonista assoluto della Terra, dominatore di tutte le creature. L’ecologia profonda, valica questo paradigma e sfocia nell’impersonale spostando l’uomo da motore centrale a semplice elemento della “trama della vita di cui siamo parte” (Capra, 1997). L’ecologia profonda ricondiziona lo stile della vita umana, pone quesiti su ogni atteggiamento del quotidiano e tenta di radicare nel pensiero una nuova etica universale ed onnicomprensiva. In altri termini un ecologo profondo avrà un atteggiamento positivo in qualsiasi settore dei rapporti sociali e “naturali” perché universalizza un principio che sin dall’origine è impostato su una visione monistica, radicale e paritetica. Scrive ancora Capra (1997): “Il potere del pensiero astratto ci ha condotto a considerare l’ambiente naturale – la trama della vita – come se consistesse di parti separate, che diversi gruppi di interesse possono sfruttare. Inoltre, abbiamo esteso questa visione frammentata alla società umana, dividendola in differenti nazioni, razze, gruppi politici e religiosi. Il fatto di credere che tutte queste parti – in noi stessi, nel nostro ambiente e nella nostra società – siano realmente separate ci ha alienato dalla Natura e dai nostri simili, e ci ha quindi sviliti. Per riconquistare la nostra piena natura umana, dobbiamo riconquistare l’esperienza della connessione con l’intera trama della vita. Questo riconnettersi, religio in latino, è la vera essenza del fondamento spirituale dell’ecologia profonda”. Continua ancora Capra (1997): “Per l’ecologia profonda, la questione globale dei valori è decisiva; è, infatti, la caratteristica centrale che la definisce……. E’ una visione del mondo che riconosce il valore intrinseco delle forme di vita non umana. Tutti gli esseri viventi sono membri di comunità ecologiche legate l’una all’altra in una rete di rapporti di interdipendenza. Quando questa concezione ecologica profonda diventa parte della nostra consapevolezza di ogni giorno, emerge un sistema etico radicalmente nuovo. Oggi la necessità di una tale etica ecologica profonda è urgente, soprattutto nella scienza, dato che gran parte di ciò che fanno gli scienziati non serve a promuovere la vita ne a preservarla, ma a distruggerla……

Nel contesto dell’ecologia profonda, l’idea che i valori sono insiti in tutto ciò che è parte vivente della Natura, ha le sue basi nell’esperienza ecologica profonda, o spirituale, che la Natura e l’Io sono una cosa sola. Questa dilatazione totale dell’Io fino all’identificazione con la Natura è il fondamento dell’ecologia profonda…. Ne consegue che il rapporto fra una percezione ecologica del mondo e un comportamento corrispondente non è un rapporto logico ma psicologico. Dal fatto che siamo parte integrante della trama della vita, la logica non ci conduce a delle regole che ci dicano come dovremmo vivere. Tuttavia, se abbiamo la consapevolezza ecologica profonda, o l’esperienza, di far parte della trama della vita, allora vorremo (e non dovremo) essere inclini ad aver rispetto per tutto ciò che è parte vivente della Natura. In effetti, non possiamo fare a meno di reagire in questo modo”.

 

Decrescita felice – (dal sito www.decrescitafelice.it)

La decrescita non è soltanto una critica ragionata e ragionevole alle assurdità di un’economia fondata sulla crescita della produzione di merci, ma si caratterizza come un’alternativa radicale al suo sistema di valori. Nasce in ambito economico, lo stesso ambito in cui è stata arbitrariamente caricata di una connotazione positiva la parola crescita, ma travalica subito in ambito filosofico. È una rivoluzione culturale che non accetta la riduzione della qualità alla quantità, ma fa prevalere le valutazioni qualitative sulle misurazioni quantitative. Non ritiene, per esempio, che la crescita della produzione di cibo che si butta, della benzina che si spreca nelle code automobilistiche, del consumo di medicine, comporti una crescita del benessere perché fanno crescere il prodotto interno lordo, ma li considera segnali di malessere, fattori di peggioramento della qualità della vita.

La decrescita non è la riduzione quantitativa del prodotto interno lordo. Non è la recessione. E non si identifica nemmeno con la riduzione volontaria dei consumi per ragioni etiche, con la rinuncia, perché la rinuncia implica una valutazione positiva di ciò a cui si rinuncia. La decrescita è il rifiuto razionale di ciò che non serve. Non dice: «ne faccio a meno perché è giusto così». Dice: «non so cosa farmene e non voglio spendere una parte della mia vita a lavorare per guadagnare il denaro necessario a comprarlo». La decrescita non si realizza sostituendo semplicemente il segno più col segno meno davanti all’indicatore che valuta il fare umano in termini quantitativi.

La decrescita si propone di ridurre il consumo delle merci che non soddisfano nessun bisogno (per esempio: gli sprechi di energia in edifici mal coibentati), ma non il consumo dei beni che si possono avere soltanto sotto forma di merci perché richiedono una tecnologia complessa (per esempio: la risonanza magnetica, il computer, ma anche un paio di scarpe), i quali però dovrebbero essere acquistati il più localmente possibile. Si propone di ridurre il consumo delle merci che si possono sostituire con beni autoprodotti ogni qual volta ciò comporti un miglioramento qualitativo e una riduzione dell’inquinamento, del consumo di risorse, dei rifiuti e dei costi (per esempio: il pane fatto in casa). Il suo obbiettivo non è il meno, ma il meno quando è meglio. In un sistema economico finalizzato al più anche quando è peggio, la decrescita costituisce l’elemento fondante di un cambiamento di paradigma culturale, di un diverso sistema di valori, di una diversa concezione del mondo. È una rivoluzione dolce finalizzata a sviluppare le innovazioni tecnologiche che diminuiscono il consumo di energia e risorse, l’inquinamento e le quantità di rifiuti per unità di prodotto; a instaurare rapporti umani che privilegino la collaborazione sulla competizione; a definire un sistema di valori in cui le relazioni affettive prevalgono sul possesso di cose; a promuovere una politica che valorizzi i beni comuni e la partecipazione delle persone alla gestione della cosa pubblica. Se per ogni unità di prodotto diminuisce il consumo di risorse e di energia, se si riducono i rifiuti e si riutilizzano i materiali contenuti negli oggetti dismessi, il prodotto interno lordo diminuisce e il ben-essere migliora. Se la collaborazione prevale sulla competizione, se gli individui sono inseriti in reti di solidarietà, diminuisce la necessità di acquistare servizi alla persona e diminuisce il prodotto interno lordo, ma il ben-essere delle persone migliora. Se si riduce la durata del tempo giornaliero che si spende nella produzione di merci, aumenta il tempo che si può dedicare alle relazioni umane, all’autoproduzione di beni, alle attività creative: il prodotto interno lordo diminuisce e il ben-essere migliora.

Permacolutura – (dal sito www.permacoltura.it)

La Permacultura è un processo integrato di progettazione che dà come risultato un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico. Applicando i principi e le strategie ecologiche si può ripristinare l’equilibrio di quei sistemi che sono alla base della vita. La Permacultura è la progettazione, la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.

La Permacultura è essenzialmente pratica e si può applicare a un balcone, a un piccolo orto, a un grande appezzamento o a zone naturali, così come ad abitazioni isolate, villaggi rurali e insediamenti urbani. Allo stesso modo si applica a strategie economiche e alle strutture sociali. La Permacultura si può definire una sintesi di ecologia, geografia, antropologia, sociologia e progettazione.

Permacultura: agricoltura permanente per una cultura permanente. Una cultura umana non può sopravvivere a lungo senza la base di una agricoltura sostenibile e una gestione etica della terra.

Permacultura: pensare sentire inventare progettare il nostro essere integrati nel mondo. Disegnare il proprio sistema di vita, la propria casa, il territorio che la circonda, in modo armonico, in modo consapevole. Consentire al proprio essere nella vita di pensarsi da sé, non di essere pensato da altri. Sostituendo al dominio l’ascolto, alla violenza la curiosità, alla fretta la speranza.

Permacultura è la progettazione di una interazione consapevole ed efficiente fra l’uomo e l’ambiente.

Permacultura è ecologia coltivata.

La Permacultura è la progettazione e la gestione ecosostenibile e integrata degli insediamenti umani e produttivi nel territorio agro-ambientale.

La Permacultura non è una serie di teorie o metodi, ma un modo di pensare, in maniera sempre nuova e flessibile.

L’Accademia di Permacultura Italiana è in rete con le altre Associazioni di Permacultura in Europa e nel Mondo. E’ membro del Consiglio Europeo di Permacultura: http://permaculturecouncil.eu/

Floriterapia

La Floriterapia è stata annessa fra le Medicine Alternative dall’OMS dal 1976. Rappresenta una branca emergente della medicina biologica, che si avvale di una serie di essenze naturali preparate a partire da fiori silvestri. Lo studio delle proprietà curative dei fiori, patrimonio di antiche tradizioni mediche di diverse parti del mondo, fu particolarmente curato, per la prima volta in chiave moderna ed originale, dal medico gallese Edward Bach, fra gli anni 1926 e 1934. La modalità di preparazione, pur essendo riconosciuta dalla farmacopea omeopatica inglese, è diversa dalla classica preparazione dei rimedi omeopatici, perché non si avvale né della succussione Hahnemanniana, né della diluizione a flusso Korsakoviana. L’infusione finale ha una particolare “informazione di campo” in grado di entrare in risonanza con il nostro organismo. Cosa sia in floriterapia questa informazione in termini fisici? lo stiamo ancora studiando: un campo elettromagnetico, un dominio di coerenza nei cluster dell’acqua, un campo di forza con orientamento di spin nucleari? La scienza ha già in gran parte dimostrato come un’informazione può essere catturata dalle strutture paramagnetiche e piezoelettriche del corpo umano, per formare dei “domini di coerenza”, degli “attrattori caotici”, e sicuramente i rimedi di cui stiamo parlando sono degli “attrattori”, dei “risuonatori” in grado di agire sulla mente e sul corpo.

Microrganismi effettivi

Teruo Higa è un agronomo e microbiologo giapponese. Diplomatosi alla Facoltà di Agraria dell’Università di Rykyus, Giappone, ha lavorato come agricoltore durante gli studi. Laureatosi presso la Facoltà di Ricerche Agrarie dell’Università di Kyushu, Giappone, è tornato come docente, professore assistente e professore di giardinaggio all’Università di Ryukyus dal 1970 al 1982. Le sue ricerche si sono rivolte alla ricerca di alternative alle sostanze chimiche impiegate in agricoltura, effettuando ricerche microbiologiche, senza esito soddisfacente fino al 1981. Analizzando quasi per caso il comportamento, il contenuto e l’effetto sulla vegetazione, dei microrganismi usati per gli esperimenti, ebbe l’intuizione che portò alla scoperta della combinazione di colture chiamata EM (Effective Microorganism, in italiano Microrganismi effettivi), ad effetto soddisfacente per un utilizzo agricolo.

Continuò poi le sue ricerche sull’ isola di Shigacki presso un’istituzione religiosa. La combinazione di culture microbiche da lui scoperta è risultata particolarmente stabile, riproducibile ed efficace anche in settori diversi da quelli agricoli, come per esempio per la depurazione delle acque, bonifiche e gestione dei rifiuti, e per la preparazione di mangimi speciali. Il prof. Teruo Higa ricopre attualmente incarichi legati ad organizzazioni ministeriali giapponesi, in fondazioni ed associazioni giapponesi e internazionali.

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